venerdì 27 gennaio 2012

Illuminare il centro storico: sbagliando s'impara? Dopo i fari colorati di piazza Buozzi, i pali circondano Gaetano Braga

Una malinconica immagine del monumento a Gaetano Braga di cui si scorge la sagoma buia,
circondato dai nuovi pali dell'illuminazione pubblica

Nei giorni scorsi, al termine dei lavori di sistemazione necessari per la messa in sicurezza del versante collinare, l’amministrazione ha annunciato con un comunicato l’accensione imminente dell’illuminazione pubblica di via Bindi e via Piave. Così, dalla serata di ieri, riecheggiando l’esperimento irrispettoso e violento dei riflettori colorati di piazza Buozzi, si vede ripetuto in un’altra area del centro storico lo stesso errore. Dove prima era possibile dalla piazza lanciare lo sguardo verso il mare, ora grandi pali si ergono disseminati senza criterio. Ben cinque grandi lampade dal braccio ricurvo fanno dell’ingresso al centro storico una sorta di casello autostradale. Tre di queste circondano la piazzola di verde dove si innalza il monumento a Gaetano Braga, lasciato al buio per anni e che ora è paradossalmente ancora più nella penombra. L’illustre musicista concittadino, che fino a pochi giorni fa poteva ammirare liberamente l’Adriatico, ora ha di giorno proprio davanti a se un bel palo, mentre di notte è oscurato dall’arancio delle nuove luci. Ancora un’altra, ostacola parzialmente per chi sale dal Lido, la visione, specialmente notturna, della mole del Duomo, simbolo della città e punto di riferimento storico e urbanistico. L’ultimo faro  di questa cinquina è stato, verrebbe proprio da dire, “piazzato”, davanti alla sfavillante cromia della facciata della sala Buozzi, in attesa di riapertura. Sala Buozzi, per la cui pregevole facciata poteva essere invece prevista una dignitosa illuminazione dal basso. I quattro lampioni di forma classica, a “lanterna”, lungo via Bindi, oltre ad essere storicamente falsi, sono assolutamente fuori norma (Legge regionale Abruzzo n° 12/05). Non sono cioè sistemi cut-off, ma disperdono la luce verso l’alto.

Pertanto, la sezione giuliese di Italia Nostra si dice costernata davanti alla scarsa attenzione che le operazioni di intervento nel centro storico continuano ostinatamente a mostrare. Una noncuranza che sembra studiata a tavolino per occultare il nostro patrimonio storico e architettonico, che invece andrebbe valorizzato anche attraverso la luce. In occasione della raccolta firme promossa da Italia Nostra, “Accendiamo la cupola!”, svoltasi nei mesi scorsi, centinaia di cittadini giuliesi e non solo, hanno firmato per richiamare l’attenzione degli amministratori sul valore di una corretta illuminazione della parte storica di Giulianova. Con tale operazione quindi, si è peggiorato il già compromesso decoro (un esempio è il rivestimento del muro di contenimento in mattoni rossicci nemmeno sabbiati) di quella via che è la porta della Giulia antica. Quella stessa Giulia che da qualche giorno ha compiuto i suoi 540 anni nel silenzio di tutti. E non è un caso.

Italia Nostra Giulianova richiede infine di tornare a illuminare il monumento al grande violoncellista e compositore giuliese da troppo tempo lasciato al buio ed eliminare gli orribili pali dozzinali e i lampioni “a lanterna” fuori norma. L’associazione propone invece di installare delle lampade cut off a luce chiara sottogronda, sfruttando le facciate dei palazzi, gran parte edifici pubblici tra l’altro, mediante accordi con i privati ove necessario. Metodo di illuminazione questo, utilizzato in moltissimi centri storici d’Italia.

La porta della città antica ridotta a un anonimo "casello autostradale"


La facciata della Sala Buozzi, appena ristrutturata e
per la quale ci si aspettava una degna illuminazione


giovedì 26 gennaio 2012

Riperimetrazione Riserva Naturale del Borsacchio: sopralluogo seconda commissione della Regione Abruzzo del 26 gennaio


Nella giornata di domani, giovedì 26 gennaio 2012, ore 10,00, la II Commissione Consiliare Permanente della Regione Abruzzo è stata convocata in seduta ordinaria, su autorizzazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, per svolgere un’indagine conoscitiva sui luoghi della Riserva Naturale del Borsacchio.
L’iniziativa è stata presa in riferimento a ben tre progetti di legge tendenti ad abrogare o riperimetrare l’area naturale protetta. Contro le proposte di riperimetrazione della Riserva però e contro il rischio connesso di petrolizzazione del nostro mare e dei nostri territori sono ormai migliaia le firme raccolte.Gli studenti di tutte le scuole secondarie superiori, attraverso i rispettivi Capi d’Istituto, avevano chiesto di essere ascoltati, per evidenziare ai Consiglieri Regionali la delicatezza e la criticità dei progetti di legge presentati e l’importanza che la Riserva Naturale del Borsacchio riveste, nella sua interezza, per la collettività locale e regionale e per le sue prospettive di sviluppo economico, di benessere sociale e di salvaguardia ambientale. L’incontro con gli studenti ha dovuto però essere annullato, essendo l’agenda della Commissione Consiliare Permanente già troppo fitta di impegni. Le scriventi Associazioni ambientaliste ed il Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio, insieme ai rappresentanti degli Istituti Scolastici Superiori cittadini, auspicano non manchi un’occasione prossima di incontro con i Consiglieri Regionali prima di adottare qualsiasi decisione sulle proposte di abrogazione o riperimetrazione della Riserva Naturale del Borsacchio. 


ITALIA NOSTRA - Abruzzo
WWF - Abruzzo
Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio

lunedì 2 gennaio 2012

NO ALLA RICERCA DI IDROCARBURI NEL SITO DI "VILLA MAZZAROSA": le osservazioni di Italia Nostra Giulianova



Spett.le Regione Abruzzo

- Direzione Affari della Presidenza, Politiche Legislative e Comunitarie
Programmazione, Parchi, Territorio
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali

- Servizio Tutela,Valorizzazione del Paesaggio e Valutazioni Ambientali
c/o Direzione Parchi, Territorio, Ambiente, Energia

via Leonardo  da Vinci (palazzo Silone)
67100 L’AQUILA

- Assessorato Politiche Agricole e di Sviluppo rurale, forestale, caccia e pesca

Via Catullo, 17
65100 PESCARA

p/c
- ARTA Abruzzo
- Sindaco del Comune di Roseto degli Abruzzi
- Presidente Provincia di Teramo

Oggetto: Osservazioni sull’istanza di permesso di Ricerca idrocarburi denominato”Villa Mazzarosa” della Medoilgas SpA-Roma.

L’Associazione Italia Nostra esprime la più assoluta contrarietà al progetto denominato “Villa Mazzarosa” della Medoilgas Italia SpA di effettuare ispezioni sismiche e di ricerca finalizzati allo sfruttamento di idrocarburi gassosi e liquidi. La documentazione presentata dalla Medoilgas per sondare e trivellare la località “Villa Mazzarosa”, risulta non conforme alle norme vigenti, lacunosa e a tratti ingannevole, oltre ad essere priva di quantificazioni esatte dei danni e delle conseguenze che gli interventi comporterebbero.
Dall’esame dell’istanza indicata in oggetto elaborata dalla Medoilgas Italia SpA, tesa ad ottenere il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, emergono i seguenti elementi e osservazioni:
1) nel punto 3.2.3 del Rapporto ambientale si legge testualmente che "All’interno dell’area in Istanza per conferimento di Permesso di Ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi Villa Mazzarosa non sono istituite aree naturali protette, di nessun ordine e grado (SIC, ZPS, Parchi Regionali o Nazionali). Il sito d’interesse comunitario più vicino all’area oggetto di studio è il SIC IT 7120083, denominato Calanchi di Atri, la cui estremità settentrionale si trova circa 8 km a Sud-Ovest del vertice d dell’area in istanza.". Nel documento si omette –strumentalmente- la presenza della RISERVA NATURALE REGIONALE DEL BORSACCHIO, istituita con Legge della Regione Abruzzo n. 6 dell’8 Febbraio 2005, con il perimetro definitivamente approvato con Legge n. 34 del 1 ottobre 2007, le quali tutelano formalmente l’incontaminata bellezza dell’area del Borsacchio, con i suoi aspetti di integrità della costa sabbiosa abruzzese, la presenza di dune embrionali di vegetazione alofita con tratti di macchia mediterranea dove si riproducono e sostano rare specie di uccelli. I confini della Riserva naturale regionale del Borsacchio comprendono un’area di 1100 ettari nei territori comunali di Roseto degli Abruzzi e Giulianova. La Riserva protegge uno dei rari tratti di costa e terreni rimasti ancora liberi dall’urbanizzazione incontrollata che ha trasformato in pochi decenni le tranquille coste del mare Adriatico in un ambiente completamente edificato ed antropizzato. All'interno della riserva, secondo la legge, è vietata  l’apertura  di miniere e discariche, l'alterazione dell'ambiente geofisico, l’asportazione anche parziale e il danneggiamento delle  formazioni minerali, l’introduzione di esplosivi,   fuoristrada e mezzi a motore. Tutte attività che invece la Medoilgas intende eseguire (l'esercizio di perforazione di pozzi e di estrazione di risorse minerarie, l'introduzione di mezzi meccanici e le modifiche del territorio) sarebbero quindi illegali secondo le leggi che disciplinano la riserva naturale del Borsacchio;
2) la Medoilgas intende effettuare ispezioni sismiche e trivellazione di un pozzo esplorativo fino a 3000 metri di profondità, come affermato a pagina 28 del Rapporto Ambientale. Nel progetto, però, non sono illustrati i dettagli riguardanti il pozzo esplorativo. Non si fa menzione di come e dove verranno smaltiti i rifiuti tossici prodotti dall'opera di trivellazione, non si illustra quali composti chimici verranno usati per trivellare il territorio, né si stimano le quantità che ne verranno prodotte, sia durante la fase di ricerca che a regime. Non è nemmeno specificata esattamente l’ubicazione della trivellazione e questo rende impossibile effettuare una stima dell’impatto su persone, ambiente naturale, attività turistica, agricola e sulla pesca;
3) le opere di ricerca e coltivazione di idrocarburi sono accompagnate sempre dal rischio di contaminazione e inquinamento delle falde idriche, come ammesso dalla stessa Medoilgas a pag. 37 del rapporto, dove si afferma di possibili migrazioni dei fluidi di perforazione, inquinanti e tossici, che potrebbero intaccare le falde idriche. Tale fenomeno, già noto in letteratura, in particolare nella Basilicata dove diverse sorgenti idriche millenarie sono state chiuse in anni recenti a causa della contaminazione da rifiuti petroliferi. A pag. 33 del progetto della Medoilgas si parla anche di vasche per il contenimento di rifiuti tossici a cielo aperto che potrebbero riversare sostanze tossiche in caso di incidenti o piogge, qualunque siano le condizioni meteorologiche e di sicuro non si escludono forti esalazioni;
4) Il gas o il petrolio estratti dalla Medoilgas comporterebbe necessariamente l’emissione di  idrogeno solforato, come affermato, in modo del tutto superficiale, a pagina 39 della Valutazione Ambientale. La Medoilgas non scrive quali precauzioni prenderà per salvaguardare la salute ed evitare disturbi e malattie alla popolazione teramana e ai turisti. L’idrogeno solforato è una sostanza tossica, maleodorante, dalle proprietà mutagene ed è cancerogeno. I limiti italiani sono insufficienti a garantire una vita sana. Basti pensare che il limite per la salute umana, fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 0.005ppm mentre la Medoilgas afferma che vi scatteranno allarmi solo quando il  livello di idrogeno solforato arriverà a 10pmm. Ciò significa che da tassi fra 0.005 e 10ppm -circa 4 ordini di grandezza di differenza- la popolazione potrà respirare idrogeno solforato, sebbene l’OMS affermi che questo è nocivo. Questo persisterà nel caso in cui la Medoilgas intenda proseguire con la messa in funzionamento del suo pozzo, che potrebbe restare operativo per 20, 30 anni. L’idrogeno solforato compromette la salute delle persone causando asma, tosse, bronchite, irritazione alle vie respiratorie, danni neurologici, circolatori, ecc.. A dosi alte, in caso di incidente, causa la morte istantanea, come accaduto a Sarroch, a Molfetta e a Catania in episodi di cronaca recente. A dosi basse causa la comparsa di malattie croniche, può  portare a tumori al colon ed è causa di aborti spontanei  nelle donne;
5) la   Medoilgas non affronta il rischio di subsidenza del terreno dovuto all’eventuale attività estrattiva. In Italia e nel mondo ci sono moltissimi esempi di subsidenza  indotta  dall’attività  umana. Il  Polesine si è abbassato di oltre tre metri nell’arco di 30 anni di attività estrattiva metanifera. I pozzi di gas sono stati chiusi all’inizio degli anni ’60 per  evitare ulteriori disastri, fra cui le inondazioni del delta del Po. Le estrazioni di metano sono state una concausa dell’abbassamento delle città di circa un metro. Altri esempi di subsidenza indotta dalle estrazioni  petrolifere si sono registrate nella Louisiana, in Texas, nei mari della Norvegia, in California, in Venezuela. Roseto degli Abruzzi, Giulianova e Pineto ed i loro comprensori non devono essere esposti a simili rischi. Oltre alla subsidenza indotta va considerato che l’Abruzzo è una zona sismica e che le estrazioni di petrolio e di gas contribuiscono a  rendere  ancora più instabile il terreno. Microterremoti dell’ordine di 3 o 4 gradi della scala Richter si sono registrati in varie zone del mondo non sismiche, e anche in Basilicata, a causa dell’attività petrolifera. In alcuni casi le conseguenze sono state  più gravi. La ditta Schlumberger riporta uno studio in cui le estrazioni di idrocarburi in Russia hanno portato a terremoti anche di grado 7 della scala Richter. L’Abruzzo è regione sismica e, pertanto, le attività di ricerca e quelle conseguenti potrebbero innescare episodi molto gravi, come è accaduto a Basilea, dove le trivellazioni hanno scatenato un terremoto di grado 5.4 della scala Richter;
6) la Medoilgas afferma che la zona riguardante il pozzo e l’area Mazzarosa si presenta scarsamente  antropizzata e risulta adibita ad uso agricolo (viticoltura, oliveti e ortaggi di ottima qualità) che rappresenta il sostentamento delle popolazioni locali. Le emissioni di H2S hanno conseguenze gravi non solo sulla salute delle persone ma anche su quella dei prodotti agricoli. Studi di laboratorio mostrano come emissioni basse, ma durature nel tempo di H2S, possano compromettere la crescita di uva, mele, pesche, pomodori, carote, melanzane di cui la  gente si nutre e che coltiva. I danni all’agricoltura sono ulteriore fonte di preoccupazione per il lungo termine;
7) la Medoilgas omette di citare che il pozzo Mazzarosa sarà installato nel cuore di una zona turistica, dove numerose attività ricettive – hotel, stabilimenti balneari, vela, ristorazione – attraggono turisti dal resto d’Italia e d’Europa. Nei pressi dell’area  in parola, oltre alla riserva del Borsacchio, sorge l'area marina protetta di recentissima istituzione “Torre del Cerrano”, meta di numerosi visitatori. Non si può pensare di tutelare i notevoli valori di un territorio, promuovendo da un lato campi di petrolio e di gas, e dall'altro la positiva immagine di tesori quali la Torre del Cerrano. Il nostro è un  turismo di qualità legato ad un’immagine sana del territorio. Il progetto Medoilgas –e tutta   l’infrastruttura che inevitabilmente porterà con sé sulla strada della petrolizzazione- andrà a ledere e depauperare l’immagine del teramano e svilirà l’impulso turistico dell'Abruzzo in generale. È impossibile conciliare l’attività turistica fiorente con quella di estrazione degli idrocarburi e opere connesse a quest’ultima;
8) il rischio di scoppi di pozzi è sempre presente. Sebbene questi siano eventi rari, sono pur sempre possibili e basta un solo incidente, UNO SOLO per distruggere l’immagine di tutta  la  riviera  teramana-pescarese e vanificare decenni di lavoro nella promozione turistica. Negli altri Paesi i limiti per le installazioni di pozzi petroliferi sono molto più stringenti che in Italia e trivellare a ridosso di centri turistici non è consentito perché petrolio e turismo sono   incompatibili anche per minimizzare rischi e danni a popolazioni, turismo, agricoltura e pesca;
9) le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, e le procedure di VIA affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante. L’articolo 21 della legge 241 del 7 agosto del 1990 stabilisce   che esiste anche la possibilità di revoca dei progetti ove sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini. Con   questa missiva pertanto intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di dissenso, secondo le norme citate della legge 241/’90 e secondo il trattato di Aarhus;
10) la Medoilgas non illustra quanto consistenti siano i quantitativi di petrolio o di gas che potrebbe estrarre. Ma a giudicare dalla storia mineraria d'Abruzzo e del teramano, dove la maggior parte dei pozzi perforati nei decenni scorsi sono stati valutati poco significativi come dimostrato dall'esperienza di Ombrina Mare, di Bomba e di Miglianico. Le quantità di idrocarburi presenti nel sottosuolo d'Abruzzo sono assolutamente irrilevanti rispetto al fabbisogno energetico nazionale.  Basti pensare che secondo le stime della Forest Oil Corporation, che intende trivellare la vicina Bomba, il gas ivi presente sarebbe sufficiente a coprire solo 5 giorni di fabbisogno nazionale!  In più il 6% delle fonti di idrocarburi che l'Italia utilizza viene dalla Basilicata e solo l’1% da altre fonti sparse nel resto d’Italia. Questo significa che l'apporto di Villa Mazzarosa non può che essere marginale per la nazione e che la sua trivellazione è probabilmente pura speculazione economica a beneficio esclusivo della Medoilgas. A fronte degli svantaggi ambientali, di salute e d'immagine  per il territorio non  appare saggio trivellare Mazzarosa  perché gli unici a beneficiarne saranno gli azionisti Medoilgas e non certo i cittadini abruzzesi. Sarebbe meglio incentivare veramente la produzione di energia da fonti rinnovabili;
11) il progetto della Medoilgas è solo il punto di partenza per una vera e propria invasione dell’Abruzzo da parte di ditte petrolifere straniere. La  petrolizzazione della Medoilgas riguarda tutto litorale abruzzese, Sulmona, la Maiella, il mare. Nel loro complesso le ditte straniere (Medoilgas, Petroceltic, Vega Oil, Cygam Gas, Forest Oil), l'ENI ed altre proponenti intendono trivellare metà regione in cambio di royalities bassissime – il 10% in terra e il 4% a mare!- e alla ricerca disperata di petrolio e gas scadenti in qualità e irrisorie in quantità.
Per tutto quanto sopra esposto e considerato, se gli Enti preposti concedessero l’autorizzazione contravverrebbero così all’art.2, comma 17 del Decreto Lgs 29 giugno 2010, n. 128 che sancisce: “Ai fini di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, all'interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni internazionali, sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9. Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi nella fascia marina compresa entro cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l'intero perimetro costiero. .Al di fuori delle medesime aree, le predette attività sono autorizzate previa sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui agli articoli 21 e seguenti del presente decreto, sentito il parere degli enti locali posti in un raggio di dodici miglia dalle aree marine e costiere interessate dalle attività di cui al primo periodo. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti autorizzatori in corso alla data di entrata in vigore del presente comma. Resta ferma l'efficacia dei titoli abilitativi già rilasciati alla stessa data. Dall'entrata in vigore delle disposizioni di cui al presente comma è abrogato il comma 81 dell'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239”.
Lo stesso Ministero per lo Sviluppo Economico, in virtù della Direttiva della Commissione Europea del 30 maggio 1994, che riconosce agli Stati membri sovranità e diritti sovrani sulle risorse di idrocarburi che si trovano nel loro territorio, dovrebbe negare tale autorizzazione ai fini della tutela di una parte pregevole di territorio. Infatti all'art. 6,comma 2 di tale Direttiva si precisa che: “Gli Stati membri, se giustificato da motivi di sicurezza nazionale, sicurezza pubblica, pubblica sanità, sicurezza dei trasporti, protezione dell'ambiente, tutela di risorse biologiche e del patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico, sicurezza degli impianti e degli addetti, gestione pianificata di risorse di idrocarburi (ad esempio, tasso di sfruttamento degli idrocarburi o ottimizzazione del loro recupero) o dalla necessità di garantire un gettito fiscale, possono stabilire condizioni e requisiti per l'esercizio delle attività di cui all'articolo 2, paragrafo 1.”ovvero per le attività di tutela.”
Si ricorda poi che la Regione Abruzzo ha emanato di recente una norma a tutela della costa teatina, la L.R. 9 novembre del 2010, n.48, che può applicarsi, per necessità logica e per analogia, alla costa teramana. Si tratta di disposizioni esplicite sulla materia in questione  poiché vietano tutte le attività di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi:
a)     in aree naturali protette individuate dalla normativa statale e regionale;
b)    in aree sottoposte ai vincoli dei beni ambientali o ricadenti nel Piano paesaggistico regionale ai sensi del D.Lgs. 22 aprile 2004 n. 42.
La Medoilgas SpA, infine, non può avvalersi, per tale istanza, dei benefici della confusa legge n.166/2010 di modifica della L.R. n. 32/2009. Tali norme, vietando in zone sensibili abruzzesi le estrazioni di "idrocarburi liquidi", lasciano ampio spazio a quelli gassosi. Ma al riguardo la Prof.ssa Maria Rita D'Orsogna (Associate Professor, Department of Mathematics, Institute for Sustainability; California State University at Northrdige, Los Angeles) sostiene che i principi della geologia sono semplici: sottoterra ci sono spesso miscele di gas e di petrolio e non è sempre possibile distinguere tra i due idrocarburi.
Sulla base di quanto esposto, si ritiene totalmente illegittima tale istanza in quanto:
- in contrasto  con i contenuti e lo spirito del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4  che è quello della tutela dell’ambiente, degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale  per cui la valutazione ambientale del progetto in questione deve avere la finalità di accertare tutti i requisiti indispensabili a  proteggere la salute umana, a contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, a provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell'ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita;
- in contrasto con l’art.2, comma 17, del Decreto Lgs 29 giugno 2010, n. 128;
- in contrasto con la Legge della Regione Abruzzo n. 6 dell’8 Febbraio 2005 istitutiva della Riserva Naturale del Borsacchio, rientrante nell’area interessata alle ricerche della Medoilgas;
-   in contrasto con le finalità e i principi generali della Legge della Regione Abruzzo del 21 giugno 1996, n. 38, che prevede un sistema integrato delle aree protette che abbia le seguenti finalità:
-       conservazione, reintegrazione, salvaguardia e sviluppo della biodiversità;
-       conservazione e utilizzazione razionale e duratura delle risorse naturali;
-       difesa della flora e della fauna, con particolare riferimento a quella protetta, nonché delle formazioni geologiche, geomorfologiche, speleologiche e degli equilibri idrogeologici ed ecologici in genere;
-       corretto uso del territorio a fini culturali, scientifici, didattici e ricreativi;
-       applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici, nonché delle attività agricole produttive ed agro-silvo-pastorali e di agricoltura biologica e delle altre attività economiche attualmente in uso e/o comunque compatibili con le finalità della presente legge e la conservazione degli ecosistemi;
-       miglioramento delle condizioni di vita, anche mediante promozione di attività economiche in armonia con le finalità delle aree protette;
-       tutela della salute e più alta qualità della vita dei cittadini.
Non va dimenticato che tale progetto di ricerca di idrocarburi non si concilia con le norme comunitarie in materia e, in particolare, con la Direttiva della Commissione Europea del 30 maggio 1994 che all’art. 6 comma 2 sancisce che gli Stati membri devono privilegiare la protezione dell'ambiente, la tutela delle risorse biologiche e del patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico.
In considerazione dei citati vincoli normativi e di tutti quegli aspetti trascurati nell’istanza della Medoilgas, in un ambito tutelato peraltro da una specifica legge, per la salvaguardia dei suoi ecosistemi e della qualità della vita dei cittadini, sollecitiamo gli Enti preposti a non rilasciare alla MEDOILGAS SpA il permesso di ricerca di idrocarburi denominato “Villa Mazzarosa”.
La presente, da intendersi ai sensi dell’articolo 6, comma 9 della L. 349 del 8 luglio 1986 e dell’articolo 20 comma 3 e dell'articolo 24, comma 1,2,3,4 del Decreto Legislativo 152/2006, che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti sottoposti a Valutazione d'Impatto  Ambientale  (VIA) e ai sensi del trattato di Aarhus, recepito anche dall’Italia, dove si afferma che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione su proposte ad alto impatto ambientale e che l’opinione dei cittadini deve essere vincolante, ribadiamo fermamente la nostra contrarietà alle attività di ricerca, di perforazione e di coltivazione di idrocarburi gassosi e liquidi nella regione Abruzzo e nel caso specifico al progetto della Medoilgas SpA denominato “Villa Mazzarosa.

GIULIANOVA, 26 dicembre 2011

NO ALLA RICERCA DI IDROCARBURI NEL SITO DI "VILLA CARBONE": le osservazioni di Italia Nostra Giulianova



Spett.le Regione Abruzzo

- Direzione Affari della Presidenza, Politiche Legislative e Comunitarie
Programmazione, Parchi, Territorio
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali

- Servizio Tutela,Valorizzazione del Paesaggio e Valutazioni Ambientali
c/o Direzione Parchi, Territorio, Ambiente, Energia

via Leonardo  da Vinci (palazzo Silone)
67100 L’AQUILA

- Assessorato Politiche Agricole e di Sviluppo rurale, forestale, Caccia e pesca

Via Catullo, 17
65100 PESCARA

p/c
-       Ministero Ambiente
-       ARTA Abruzzo
-       Sindaci dei Comuni di Teramo, Cermignano, Mosciano Sant’Angelo, Cellino Attanasio, Canzano, Notaresco, Bellante, Castellalto
-       Presidente Provincia di Teramo

Oggetto: Osservazioni e opposizione all’istanza denominata “Villa Carbone” concernente l’attività di ricerca di idrocarburi gassosi in terraferma ad opera della Medoilgas Italia S.P.A.

Con la presente intendiamo esprimere la totale contrarietà all’istanza di permesso di ricerca degli idrocarburi denominato “Villa Carbone”, che consentirebbe alla ditta italiana Medoilgas Italia SpA, con sede in Roma alla Via Cornelia n. 498, di svolgere ispezioni sismiche, per successive attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi gassosi nella Provincia di Teramo, in particolar modo nei Comuni di Teramo, Castellalto, Canzano, Cermignano, Bellante, Notaresco, Cellino Attanasio e Mosciano Sant’Angelo.



La Medoilgas è una filiale della Mediterranean Oil and Gas, con sede a Londra, che voleva trivellare il pozzo Ombrina Mare, a soli 6 km dalla costa di San Vito Chietino, con l’installazione di una raffineria-desolforatore galleggiante. Fortunatamente la pressione popolare e la lacunosità della documentazione presentata dalla ditta in questione hanno portato il Ministero dell’Ambiente a bocciare l’intero progetto.
In tale missiva sosteniamo l’assoluta contrarietà all’istanza della Medoilgas di ricerca degli idrocarburi denominato “Villa Carbone” che riguarda una vasta area del territorio teramano. I Comuni sopra citati, infatti, si trovano proprio nelle vallate dei fiumi Tordino e Vomano e, come si può vedere dalla stessa cartina allegata alla documentazione del progetto della Medoilgas, la superficie interessata è ricca di uliveti e di vigneti, oltre che di terreni agricoli irrigui e zone collinari dove è fiorente la presenza di Country Houses e Agriturismi. A tal proposito si ricordano le prescrizioni contenute nell’art. 68 della L.R. n. 18/1983 nei commi 2 e 3:
“2) È fatto divieto di destinare ad uso diverso da quello agricolo i terreni sui quali siano in atto produzioni ad alta intensità quali, tra l’altro, quella orticola frutticola, fiorita ed olivicola, nonché i terreni irrigui sui quali siano stati effettuati nell’ultimo quinquennio o siano in corso, interventi di miglioramento fondiario assistiti da contribuzioni o finanziamenti pubblici.
3) È, altresì, fatto divieto di destinare ad uso diverso da quello agricolo i terreni che, comunque, concorrono in modo determinate alla configurazione della dimensione economico-funzionale delle aziende.”
  Se le ispezioni sismiche dovessero andare a buon fine, questa parte della Provincia di Teramo vedrà mutare il proprio aspetto fisico, dato che entreranno mezzi meccanici pesanti, come le camionette Vibroseis, infrastrutture pesanti, pozzi e trivelle, che arrecheranno danni permanenti alla morfologia territoriale e alla sua economia. Benché si racconti che l’estrazione di gas sia meno nociva di quella del petrolio, come ha spiegato più volte la Prof.ssa Maria Rita D'Orsogna (Associate Professor, Department of Mathematics, Institute for Sustainability; California State University at Northrdige, Los Angeles), sottoterra ci sono spesso miscele di gas e di petrolio e non è sempre possibile distinguere tra i due idrocarburi e i fatti dimostrano che le operazioni di trivellamento dei pozzi sono le stesse e le sostanze chimiche per lubrificare il terreno sono altamente tossiche. Come asserisce la stessa Medoilgas nel suo dossier, in attività di questo genere vi è la possibilità di migrazioni di fluidi di perforazione, che potrebbero intaccare le falde idriche. Questo significherebbe inquinare le acque che servono a irrigare i campi e i giardini, le stesse che entrano nelle nostre case per usi domestici. Tale fenomeno, già noto in letteratura, è stato evidenziato in particolare nella Basilicata dove diverse sorgenti idriche millenarie sono state chiuse in anni recenti a causa della contaminazione da rifiuti petroliferi. La Basilicata è l’esempio lampante di come le ditte petrolifere abbiano mortificato un territorio in tutti i suoi aspetti, le cui ricadute sugli uomini e sugli esseri viventi sono devastanti. L’Abruzzo e la Provincia di Teramo, nello specifico, vantano una ricchezza idrica, grazie ai numerosi corsi fluviali, nonché un’ottima qualità delle acque sorgive ad uso potabile.
Tra le strutture che la Medoilgas introdurrebbe nel territorio interessato vi sono le vasche per il contenimento di rifiuti tossici a cielo aperto: in caso di incidenti o piogge potrebbero verificarsi forti esalazioni nocive per l’ambiente e per la salute umana. 
Chi garantisce, poi, che la Medoilgas conduca ricerche mirate esclusivamente all’estrazione di gas naturale? Nel terreno è facile che si trovino gli idrocarburi gassosi misti a quelli liquidi, il che porterebbe la ditta in questione a estrarre tutto senza renderne conto. Il greggio abruzzese, come è stato più volte detto, è di scarsa qualità e quantità, per cui richiederebbe ulteriori lavorazioni, che aumenterebbero il rischio di inquinamento e di incidenti a scapito del territorio, della gente che lo abita e della sua economia.
Per non parlare dell’idrogeno solforato, di cui saranno ricchi gli idrocarburi gassosi e liquidi estratti, che comprometterebbe la salute delle persone. Le persistenti emissioni di H2S hanno effetti nocivi anche sui prodotti agricoli, influenzando negativamente la crescita dell’uva, delle mele, delle pesche, dei pomodori, delle melanzane e degli altri prodotti orticoli di cui si nutre la popolazione. Il gas o il petrolio estratti dalla Medoilgas comporterebbe necessariamente l’emissione di  idrogeno solforato, come affermato nel documento di Valutazione Ambientale. La Medoilgas non scrive quali precauzioni prenderà per salvaguardare la salute ed evitare disturbi e malattie alla popolazione teramana. L’idrogeno solforato è una sostanza tossica, maleodorante, dalle proprietà mutagene ed è cancerogeno. I limiti italiani sono insufficienti a garantire una vita sana. Basti pensare che il limite per la salute umana, fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 0.005ppm mentre la Medoilgas afferma che vi scatteranno allarmi solo quando il  livello di idrogeno solforato arriverà a 10pmm. Ciò significa che da tassi tra 0.005 e 10ppm -circa 4 ordini di grandezza di differenza- la popolazione potrà respirare idrogeno solforato, sebbene l’OMS affermi che questo è nocivo. Questo persisterà nel caso in cui la Medoilgas intenda proseguire con la messa in funzionamento dei suoi pozzi, che potrebbero restare operativi per 20, 30 anni. L’idrogeno solforato compromette la salute delle persone causando asma, tosse, bronchite, irritazione alle vie respiratorie, danni neurologici, circolatori, ecc.. A dosi alte, in caso di incidente, causa la morte istantanea, come accaduto a Sarroch, a Molfetta e a Catania in episodi di cronaca recente. A dosi basse causa la comparsa di malattie croniche, può portare a tumori al colon ed è causa di aborti spontanei  nelle donne
Oggi l’Abruzzo e la Provincia di Teramo basano la propria economia sull’agricoltura, con aziende vitivinicole e olivicole di grande pregio, sul turismo grazie all’elevato numero di persone attratte dalle bellezze della costa, dei Parchi Nazionali e delle tante Riserve Naturali, dei borghi collinari che testimoniano la storia e l’identità di questa regione.
Lo stesso comune di Cermignano, in parte inserito nel progetto della Medoilgas denominato “Villa Carbone” rientra nei vincoli paesaggistici della Regione Abruzzo, secondo il D.M. 25 Gennaio 1984, che dichiara la zona dei comuni di Crognaleto, Pietracamela, Montorio al Vomano, Tossicia, Colledara, Isola del Gran Sasso, Castelli, Castel Castagna, Bisenti, Arsita e Cermignano di notevole interesse pubblico da tutelare e preservare.
Da un punto di vista geologico, l’area interessata dall’istanza di permesso Villa Carbone è altamente sismico: in questi giorni si assiste ad una ripresa delle scosse telluriche con epicentri proprio nell’entroterra  della Provincia di Teramo, pure coinvolta nei disastrosi eventi sismici che hanno interessato negli ultimi due anni il territorio aquilano. Le attività di trivellamento possono comportare dissesti in tal senso e possono essere causa di eventi sismici, come è accaduto in Basilicata e in altre parti del globo.  Microterremoti dell’ordine di 3 o 4 gradi della scala Richter si sono registrati in varie zone del mondo non sismiche a causa dell’attività petrolifera. In alcuni casi le conseguenze sono state  più gravi. La ditta Schlumberger riporta uno studio in cui le estrazioni di idrocarburi in Russia hanno portato a terremoti anche di grado 7 della scala Richter. L’Abruzzo è regione sismica e, pertanto, le attività di ricerca e quelle conseguenti potrebbero innescare episodi molto gravi, come è accaduto a Basilea, dove le trivellazioni hanno scatenato un terremoto di grado 5.4 della scala Richter
Altro rischio è quello della subsidenza del terreno, generata dalle infrastrutture e dai pozzi estrattivi, come dimostra il caso del Polesine, che si è abbassato di oltre tre metri nell’arco di 30 anni di attività metanifera. Altri esempi in tal senso sono la Luoisiana, il Texas, la Norvegia, la California e il Venezuela.
Nonostante le affermazioni di Confindustria sui vantaggi della ricerca e dell’estrazione di gas in  Abruzzo, il guadagno effettivo per la popolazione abruzzese sarebbe minimo. Le royalties infatti sono bassissime: esse consistono nel 10% per le estrazioni in terraferma e nel 4% per quelle in mare. Ciò significa che il Governo regionale e gli abitanti ricaveranno solo briciole dell’intera ricchezza acquisita dalle ditte. La Medoilgas, inoltre, non indica l’ammontare del quantitativo di gas e di petrolio che estrarrà dalla zona di “Villa Carbone”, ma l’esperienza decennale insegna che nel sottosuolo abruzzese vi siano quantità irrisorie per il fabbisogno energetico nazionale. Nei documenti della Forest Oil Corporation, la ditta americana che vuole installare un impianto di raffineria metanifica a Bomba, si dichiara che tutto il gas ivi presente servirebbe a coprire solo 5 giorni del fabbisogno energetico italiano. A che pro, dunque, costringere il territorio teramano e abruzzese a tali operazioni, che hanno sapore di speculazioni economiche al solo vantaggio delle ditte interessate?
Chiediamo pertanto alla Regione Abruzzo di tutelare e preservare il patrimonio ambientale e culturale del nostro territorio, valori che incidono fortemente sull’economia e sull’identità dei suoi abitanti, i quali devono essere proiettati verso una sana visione del futuro e del benessere delle generazioni che abiteranno questo suolo. La politica e le competenze nei diversi settori devono convogliare le proprie capacità verso una promozione dell’agricoltura biologica, aiutando gli agricoltori a superare la crisi che sta coinvolgendo il loro settore; verso gli investimenti sulla ricerca sia nel campo ambientale che in quello delle energie rinnovabili e sia nel settore culturale, perché si possano incrementare le offerte formative e turistiche; verso la rete delle strutture ricettive, ai fini di rendere piacevoli e rilassanti i soggiorni dei turisti, invogliandoli a visitare le nostre bellezze naturali e monumentali con itinerari sempre più rispettosi dell’ambiente e degli ecosistemi.
In considerazione dei citati vincoli normativi e di tutti quegli aspetti trascurati  nell’istanza della Medoilgas, in un ambito tutelato peraltro da una specifica legge, per la salvaguardia dei suoi ecosistemi e della qualità della vita dei cittadini, sollecitiamo gli Enti preposti a non rilasciare alla MEDOILGAS SpA il permesso di ricerca di idrocarburi denominato “Villa Carbone”.
 Appellandoci, pertanto, all’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349, che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti sottoposti a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), nonché al trattato di Aarhus, recepito anche dall’Italia, che sancisce il diritto delle popolazioni di esprimere la propria opinione riguardo alle proposte ad alto impatto ambientale e che l’opinione dei cittadini deve essere vincolante, ribadiamo fermamente la nostra contrarietà alle attività di ricerca, di perforazione e di coltivazione di idrocarburi gassosi e liquidi nella regione Abruzzo e nel caso specifico al progetto della Medoilgas SpA denominato “Villa Carbone.

GIULIANOVA, 26 dicembre 2011