sabato 17 marzo 2012

RISERVA NATURALE DEL BORSACCHIO. CONTRO SPECULAZIONE EDILIZIA E PETROLIZZAZIONE BEN VENGA L'OSTRUZIONISMO


15 marzo 2012







Apprendiamo che, nel corso della seduta della II Commissione Consiliare Permanente, i commissari di FLI e PDL, disattendendo la proposta del Direttore Sorgi, che avrebbe consentito di sbloccare immediatamente il Contratto di Quartiere dell'Annunziata e di risolvere tutte le piccole problematiche connesse alla durata delle norme di salvaguardia (7 anni), hanno preferito approvare la proposta di legge n. 78/09 del consigliere Rabbuffo, diretta a tagliare dall'area protetta vari chilometri di fascia costiera per consegnarli alla cementificazione e alla ricerca ed estrazione di idrocarburi.

Duole constatare che, mentre 103 economisti USA, tra cui 3 premi Nobel per l'Economia, hanno scritto al Presidente USA Barack Obama il 30 novembre scorso (si allega copia della lettera), per sollecitare l'istituzione di nuovi parchi naturali e aree protette, perché incentivano lo sviluppo economico, attraggono gli investimenti e creano nuovi posti di lavoro, alcuni dei nostri rappresentanti politici, privi di lungimiranza e dimentichi del bene comune, si fanno paladini degli interessi di pochi speculatori. Giocandosi il nostro futuro e quello dei nostri figli! Il prossimo appuntamento è in Consiglio Regionale, nella seduta di martedì, 20 marzo 2012. Qui speriamo che le proposte di legge di FLI, PDL e PD, volte a stravolgere o annullare l'area protetta, possano incontrare la sacrosanta opposizione, anche ostruzionistica, di Consiglieri di buona volontà, che vorranno impegnarsi in una battaglia di civiltà.Noi confidiamo e speriamo anche per chi non può ancora difendersi, ma che subirà danni irreparabili da scelte legislative tanto scellerate.


WWF, Italia Nostra, Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni e Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio.

mercoledì 14 marzo 2012

Parte il restauro del Vedova. E la collezione Bindi? L’appello di Italia Nostra

Finalmente in questi giorni, dopo tanto penare di controversie d'attribuzione a seguito del cosiddetto “ritrovamento” (che ritrovamento è stato solo per chi l’ha effettuato) dell’opera nella Sala Buozzi, il Vedova è stato affidato con bando di gara alle mani di una restauratrice. Senza voler tornare sulle vicende che hanno accompagnato il “rinvenimento” di quest’opera che venne inviata da Emilio Vedova, per il tramite di Franco Summa, a capo della sezione arti visive della bella estate culturale di “Agorà”, di ormai tanti anni fa, Italia Nostra Giulianova plaude alla decisione di recuperare questa testimonianza artistica alla collettività, non per il suo valore commerciale, ma per la salvaguardia del patrimonio culturale, anche contemporaneo, della nostra città.

L'opera di Emilio Vedova in una installazione
lungo la parete sul retro del palazzo municipale

Tuttavia, seppure riconosciamo che l’opera, facente parte dell’“Operazione 24 fogli, Dissuasione manifesta”, ideata da Enrico Crispolti all’inizio degli anni Settanta, fosse bisognosa di intervento, certamente non è condivisibile il fatto che si sia lasciata in un angolo la “collezione Bindi”. Certamente il nome di Emilio Vedova è apparso più d’effetto, perché maggiormente conosciuto dal pubblico e dal mercato dell’arte, rispetto ai nomi di Giacinto Gigante o dei Carelli.
Pertanto, Italia Nostra Giulianova richiama l’attenzione dell’amministrazione comunale, e soprattutto dell’assessore alla Cultura, affinché si provveda a programmare un progressivo piano di risanamento e restauro delle tele, per la maggior parte ascrivibili alla “Scuola di Posillipo”, grande tesoro di Giulianova da troppi anni lontano dal palazzo di Corso Garibaldi che l’ha sempre ospitato. L’associazione auspica dunque, che la collezione possa essere esposta al più presto nei rinnovati locali della Pinacoteca Civica, e si provveda nello stesso tempo a fare il possibile per fermare il degrado delle opere. Un intervento dovuto sia alla memoria del benemerito donatore, Vincenzo Bindi, sia per mantenere in vita una collezione che, se valorizzata, come ottimamente ha fatto negli anni il Museo dello Splendore coinvolgendo le scuole, porterebbe giuliesi e turisti nel nostro centro storico.

Giuseppe Cavalli, Ritratto di Vinenzo Bindi, pastello,
collezione Bindi, già Pinacoteca Civica di Giulianova

lunedì 5 marzo 2012

Allarme rosso per le aree protette abruzzesi. Il Consiglio Regionale convocato per il taglio della Riserva del Borsacchio e per un “colpo al cuore” al Parco Regionale Sirente-Velino.

Addio alla “Regione dei Parchi” per un futuro “grigio-cemento”?

"Un colpo al cuore dei parchi": è questo il commento delle associazioni ambientaliste WWF, Italia Nostra, Mountain Wilderness, LIPU, ALTURA e del Comitato Riserva del  Borsacchio sulle due proposte in discussione domani e dopo-domani al Consiglio Regionale. Infatti il massimo organo legislativo regionale dovrà discutere due progetti di legge che potrebbero segnare un cambio di rotta in senso negativo nella politica di conservazione del territorio, in quella che rischia di diventare la "Regione degli ex-Parchi".   

Il Parco Regionale Sirente-Velino potrebbe vedersi escludere dai confini migliaia di ettari di preziosa Natura, come dimostra la cartina allegata. Verrebbero tagliate addirittura alcune tra le aree più note a livello nazionale come gran parte dei Piani di Pezza, ammirati anche da Papa Giovanni Paolo II, Campo Felice e, incredibile a dirsi, anche lo stesso Altipiano delle Rocche, cuore del parco. Il livello "scientifico" della proposta è tale che i Piani di Pezza, altopiano carsico immacolato che costituisce un'unità paesaggistica unica, sarebbero per metà dentro e per metà fuori dal Parco! In realtà forse l'emendamento alla legge istitutiva del parco, avanzato dal presidente della II Commissione e membro della maggioranza Ricciuti, di scientifico ha solo la capacità di ritagliare proprio quelle aree dove da tempo vengono avanzate nuove proposte per la cementificazione e per la realizzazione di infrastrutture. E'  interessante notare che all'interno dei confini del Parco rimarrebbero i centri abitati di Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo: quindi è la natura (o, sarebbe forse meglio dire i terreni ancora non occupati da cemento) a dover rimanere fuori dall'area protetta. In realtà questa proposta rende palese cosa intendeva per "sviluppo sostenibile" il cosiddetto Protocollo Letta: abbandonare le politiche di conservazione per favorire un futuro "grigio-cemento" per alcune delle aree più belle dell'Appennino regno di orsi, lupi e aquile reali. 


Domani, invece, in Consiglio Regionale ci sarà la discussione di diverse proposte di legge per ridurre o addirittura eliminare completamente la Riserva naturale regionale del Borsacchio, uno dei pochi tratti costieri non cementificati dell'intera regione Abruzzo. Anche in questo caso si tratta di favorire ipotesi di cementificazione dei terreni che avrebbero spazio in caso di riduzione dell'area protetta. Le associazioni e diversi consiglieri di minoranza di IDV e Rifondazione Comunista hanno dimostrato che alcune problematiche esistenti, come quella del Contratto di Quartiere di Giulianova, sono facilmente risolvibili. Invece si stanno strumentalizzando per ottenere tagli del perimetro che hanno ben altri obiettivi.

Le associazioni ambientaliste annunciano battaglia contro quello che si prospetta come un vero e proprio attacco al territorio per favorire cemento e degrado della preziosa Natura abruzzese. Domani alle ore 16 cittadini, rappresentanti delle associazioni e i comitati saranno presenti in Consiglio Regionale per richiedere ai consiglieri una marcia indietro su entrambi i provvedimenti. Stupisce che sulle proposte per tagliare i parchi abruzzesi vi sia un silenzio (e sul Borsacchio addirittura un appoggio) da parte del Partito Democratico, principale principale partito d'opposizione che a suo tempo fu tra i fautori della costituzione della rete dei parchi abruzzesi.

Se proseguiranno il loro iter si aprirà una vera e propria campagna tra i cittadini abruzzesi e italiani per denunciare questa situazione e per richiedere responsabilità alle forze politiche e agli amministratori che sono chiamati a tutelare gli interessi di tutti a scapito di quelli di pochi e non viceversa. Il sacco e il consumo del territorio con l'aggressione al paesaggio hanno dimostrato tutti i loro limiti con alluvioni, frane e perdita di economia, anche turistica. Non si possono ripetere gli errori fatti nel passato.

Si allega la cartina del Parco del Sirente Velino con le aree che verrebbero sottratte.